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Re: [www-it-traduzioni] chiacchiere varie su software libero e terminolo


From: Fabio Pesari
Subject: Re: [www-it-traduzioni] chiacchiere varie su software libero e terminologia
Date: Thu, 22 Jan 2015 10:34:23 +0100
User-agent: Mozilla/5.0 (X11; Linux x86_64; rv:31.0) Gecko/20100101 Icedove/31.4.0

Non esiste software libero "per gli sviluppatori" o "per gli utenti", ma
"software libero" o "non libero".  MIT X, BSD, Apache, LGPL, Mozilla,
GPL, sono alcune licenze di software libero.  Sul sito di FSF ce n'è una
lista più ampia.  Le stesse e qualcun'altra sono sul sito di OSI.

Secondo me il software libero è un'ideologia, anche perché se non lo fosse sarebbe la stessa cosa dell'open source.

Sono convinto che una licenza possa essere più libera delle altre. Sono d'accordo che MIT, BSD, e le altre siano licenze di software libero a livello pratico, non che lo siano a livello ideologico (e su questo penso siamo d'accordo).

E si, secondo me una licenza può essere più libera per gli utenti che per gli sviluppatori, il mondo non è in bianco e nero. La GPL è nata per questo scopo. Dalla definizione di free software:

“Free software” means software that respects users' freedom and community. Roughly, it means that the users have the freedom to run, copy, distribute, study, change and improve the software. Thus, “free software” is a matter of liberty, not price. To understand the concept, you should think of “free” as in “free speech,” not as in “free beer”.

Gli sviluppatori non vengono addirittura mai citati. Le licenze permissive invece offrono un deciso vantaggio agli sviluppatori, che non hanno più alcun dovere nei confronti degli utenti (se non di riconoscere gli autori originali, in alcuni casi).

Se io, utente, voglio redistribuire il codice che ho ottenuto, sono
tenuto a usare la stessa licenza.  Non posso usare un'altra licenza.
Questo è vero per la licenza Mozilla, non per la Apache.  Se Apache mi
consente di fare qualcosa che Mozilla non mi consente di fare, vuol dire
che Mozilla è più restrittiva di Apache.  È proprio questa restrizione
che caratterizza le licenze copyleft e le rende in grado di funzionare.

Nel momento in cui l'utente distribuisce software, diventa un distributore, e per i distributori ci sono altre regole da seguire.

Sebbene sia vero che i distributori siano utenti, lo sono anche gli sviluppatori. Ma credo che la GPL sia stata scritta tenendo conto di questo, visto che permette l'uso privato indiscriminato del software.

Per me chiamare la GPL "restrittiva" è sbagliato in quanto restringe solo quella categorie di persone che vorrebbe trarre vantaggio dal codice senza offrire nulla in cambio. Certo, molti sviluppatori proprietari donano codice e soldi a progetti open source ma non hanno un vero e proprio incentivo a farlo, lo fanno o per PR o perché sono genuinamente brave persone.

Questo incentivo nella GPL è quella che tu chiami "restrizione". A me chiamarla restrizione non piace perché da alla gente un'idea negativa. Se anche noi ci mettiamo ad ammettere che la GPL è restrittiva non riusciremo a convincere nessuno ad usarla. Io direi piuttosto che la GPL difende la libertà dell'utente, non che restringe quella dello sviluppatore (o di alcuni utenti).

Io non sono contrario a MIT, BSD, Apache o altre. Per me sono tutte licenze validissime ed il codice rilasciato sotto esse permettere a tanti programmatori di guadagnarsi da vivere. Il problema è che si dovrebbe fare in modo che i programmatori possano guadagnarsi da vivere senza dover lavorare direttamente o indirettamente su software proprietario, e le licenze permissive non avanzano questa causa.

Fabio



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