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Re: [www-it-traduzioni] chiacchiere varie su software libero e terminolo


From: Fabio Pesari
Subject: Re: [www-it-traduzioni] chiacchiere varie su software libero e terminologia
Date: Sat, 24 Jan 2015 21:03:13 +0100
User-agent: Mozilla/5.0 (X11; Linux x86_64; rv:31.0) Gecko/20100101 Icedove/31.4.0

On 01/24/2015 07:10 PM, Alessandro Rubini wrote:
> Portando avanti il tuo discorso, l'output di gcc e` esplicitamente
> escluso dal copyleft di gcc stesso, quindi poiche` molti programmi
> proprietari sono compilati con gcc, lavorare su gcc "e` come lavorare
> indirettamente su software proprietario". Stessa cosa il kernel linux,
> che esplicitamente ferma il copyleft alle chiamate di sistema e non
> adotta la GPL3 (quindi permette la non modificabilita` di fatto).

Agli inizi, GCC ha dovuto adottare la politica della famosa "Runtime
Library Exception" proprio come "male necessario". C'era già un
ecosistema *NIX ben stabilito ed in più il vantaggio pratico di GCC era
proprio la portabilità, visto che i compilatori proprietari dell'epoca
(come quelli di Borland, Watcom, Acorn e Microsoft) supportavano un
numero limitato di sistemi.

Ma questa era appunto una necessità iniziale ed a prova di ciò, GCC si
sta allontanando sempre più dal pratico. Non so se ti interessi allo
sviluppo di GCC ma c'è stata una questione iniziata dallo stesso RMS in
risposta alla proposta di permettere a GCC di esportare l'Abstract
Syntax Tree, che lui reputa una minaccia alla libertà perché altri
programmi potrebbero farne uso. Dal punto di vista pratico non farlo non
ha senso, visto che altri compilatori (come Clang) offrono già questa
possibilità e sarebbe un passo avanti per GCC, tecnologicamente
parlando, ma evidentemente RMS non ritiene più che GCC debba avere come
priorità la praticità.

Ora, non sono affatto d'accordo con RMS, specialmente perché un AST è
una struttura dati, però questo dovrebbe farci capire che i tempi sono
cambiati, nel bene o nel male. Ora il software libero è mainstream e
quindi le priorità sono ideologiche più che mai.

Ma comunque una linea la si deve tracciare da qualche parte, questo
rimane sempre.

> Credo che tu non la pensi in questo modo, ma e` un continuo. Molte
> persone fermano il loro "e` come lavorare indirettamente su software
> proprietario" prima delle licenze permissive, come tu lo fermi
> (immagino) prima del gcc.

Io onestamente non ho nulla contro il codice rilasciato sotto licenze
permissive, anzi io stesso ho rilasciato codice sotto Apache 2.0 ed in
pubblico dominio. A volte si vogliono aiutare gli sviluppatori nello
specifico e non gli utenti, ed in quei casi tanto vale usare una licenza
permissiva. Ma man mano mi sono inasprito sempre più contro gli
sviluppatori, perché molti sviluppatori che stimavo si sono rivelati
essere cattivi, di una cattiveria che io onestamente non capisco. Parlo
retoricamente apposta per criticare quegli sviluppatori, sono loro a
danneggiare la libertà e non le licenze che sono solo le armi da loro usate.

Se io mi trovassi in gravi difficoltà economiche e fossi costretto a
rilasciare codice sotto una licenza permissiva per ricevere
"sponsorship", lo direi apertamente - ho bisogno di poter continuare a
mangiare, da morto il software libero non lo posso supportare. Capisco
persino chi lavora su software proprietario - se non lo difendono nel
proprio tempo libero, alla fine non vedo come sia peggio di fare
qualsiasi altro lavoro, la vita non è facile per nessuno ed in fondo non
tutti possiamo permetterci di vivere di idealismo.

Ma fare quello che fanno molti sviluppatori, ovvero deridere il
movimento del software libero e glorificare sviluppatori come Google che
non si sono mai fatti scrupoli a trarre vantaggio dal software libero,
mi sembra una forma di bullismo.

>> [...] quindi scrivere programmi "importanti" sotto queste licenze e`
>> come lavorare indirettamente su software proprietario.  Come puo`
>> questo non danneggiare la liberta`?
> Non la danneggia. L'esistenza di BSD non danneggia la
> liberta`. L'esistenza di X11 nelle sue varie forme non ha danneggiato
> la liberta` negli ultimi 30 anni.  Anche questo "secondo me", ma mi
> sembra difficilmente contestabile. Se non contesti queste mie
> affermazioni, allora ho risposto alla tua "Come puo` questo non
> danneggiare la liberta`?"
>
> Le due classi di licenze libere hanno ciascuna il suo ruolo
> nell'economia della condivisione della conoscenza.  Dopo anni di
> litigi mi sono fatto la mia idea, che sta fossilizzandosi con
> l'esperienza (ma anche con l'eta` e la rigidezza mentale che sempre
> l'accompagna).  Se e quando ci vediamo ne possiamo parlare a lungo.  O
> fuori lista.

Danneggiare la libertà forse è esagerato, diciamo che fornendo agli
sviluppatori proprietari e liberi gli stessi mezzi, mi sembra logico che
i primi ottengano risultati migliori visto che hanno maggiori capitali
da investire.

Anche io sono parecchio confuso circa il software libero, non credere.
Da un punto di vista sono contento che sia diventato di pubblica
adozione, dall'altro però mi turba che l'aspetto filosofico sia
considerato una specie di residuo degli anni 70, di una cultura da
"neckbeard hippie" che oramai puzza di vecchio, non dà più risultati e
non serve più a nulla. Ai fatti, è il software sotto licenza permissiva
a dare risultati, e questo anche grazie alle somme di denaro pagate
dalle aziende che ne fanno uso. Forse si potrebbe anche dire che l'open
source abbia vinto, e che come conseguenza di ciò abbia nella pratica
vinto il software libero, ma la gente continua ad usare software
proprietario ora più che mai, e questo è proprio perché non è stato il
software libero a vincere.

> La FSF ha un suo progetto politico, che non tutti condividono. Secondo
> la FSF l'uso del copyleft stretto e` strumentale al suo progetto
> politico.  Non tutti sono d'accordo -- e non tutti sono d'accordo sul
> progetto della FSF.

Io pensavo che perlomeno in questa lista tutti lo fossero.

In ogni caso immagino ognuno abbia i propri motivi per contribuire. Io
personalmente non sono qui per ragioni politiche o pratiche ma perché
non sono un grande ammiratore della tecnologia in generale e temo il
futuro, quando uomini e macchine non si potranno più separare (e già sta
succedendo con gli smartphone).

Fabio



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