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Re: [www-it-traduzioni] Fwd: Traduzione di "Why Software Should Be Free"
From: |
Andrea Pescetti |
Subject: |
Re: [www-it-traduzioni] Fwd: Traduzione di "Why Software Should Be Free" |
Date: |
Tue, 07 Jan 2014 19:13:35 +0100 |
User-agent: |
Mozilla/5.0 (X11; U; Linux x86_64; en-US; rv:1.9.2.24) Gecko/20111108 Fedora/3.1.16-1.fc14 Thunderbird/3.1.16 |
Cristian Consonni ha scritto:
"Why Software Should Be Free"[1] di Stallman...
Ho scoperto quindi che non esiste una traduzione in italiano di quel
saggio (molti altri, invece, sono tradotti) ed ho iniziato a tradurlo
qui:
https://etherpad.wikimedia.org/p/WhySoftwareShouldBeFree
[1] http://www.gnu.org/philosophy/shouldbefree.html
Ciao Cristian, e benvenuto su questa lista. Come vedi dall'archivio su
http://lists.gnu.org/archive/html/www-it-traduzioni/ negli ultimi mesi
l'attivita' e' stata modesta, ad eccezione delle relazioni che ho
inviato durante le vacanze. Ma quando serve ci riattiviamo.
Veniamo al saggio in questione. Hai ragione, su gnu.org non c'e' ancora
la traduzione italiana. Ma come vedi nell'ultima riga del link che hai
indicato, il saggio fa parte di "Free Software, Free Society".
Andiamo indietro di molti anni e non so tutti i dettagli (forse
addirittura non usavamo ancora questa mailing list), ma quel libro e'
stato tradotto in italiano da Bernardo Parrella nel 2003-2004 e messo a
disposizione con una licenza che potevamo usare:
http://www.stampalternativa.it/libri/754-4/richard-stallman/software-libero.html
http://www.stampalternativa.it/libri/786-2/richard-stallman/software-libero-pensiero.html
http://it.wikisource.org/wiki/Software_libero_pensiero_libero
(queste risorse non esistevano all'epoca, le ho ritrovate adesso)
In particolare all'ultimo link ci sono molti saggi tradotti. Ma non questo.
Dato che oggi e' il tuo giorno fortunato, sull'hard disk ho trovato un
archivio del 2008 che e' la versione elettronica del libro di Bernardo e
contiene anche questa traduzione. Trovi il "links -dump -width 65" sotto
questo messaggio.
Ora, c'e' un motivo per cui non tutte le traduzioni di Bernardo sono
state caricate su gnu.org, ed e' sostanzialmente che lo stile che usa
non e' sempre conforme a quello che usiamo noi (e inoltre alcuni saggi
di gnu.org vengono modificati negli anni per rendere alcuni paragrafi
piu' chiari o aggiornare gli esempi). Ma basta una revisione e lo si
puo' pubblicare.
Insomma, un modo in cui potresti aiutarci e': rileggi la traduzione qui
sotto e confrontala con l'originale, notando le differenze ed eventuali
errori presenti. Nella rilettura tieni presente che noi, come hai fatto
tu nella tua bozza appena iniziata, traduciamo "should" con "deve" e non
con "dovrebbe", e di solito traduciamo "you" come impersonale ("you
shouldn't accept" -> "non si deve accettare"). Per la terminologia usa
anche questo testo analogo:
http://www.gnu.org/philosophy/why-free.it.html (noterai che ad esempio
"owners" e' reso come "padroni" anziche' "proprietari", per rispettare
lo spirito con cui veniva usato in quel contesto). Poi inviaci il
risultato (sempre in un normalissimo messaggio di posta elettronica di
testo semplice, non serve nulla di piu': ci farai avere il testo
aggiustato e un elenco delle differenze rispetto alla versione
precedente). Infine convertiremo la traduzione in file PO e la
pubblicheremo su gnu.org.
Ciao e grazie,
Andrea.
Perché il software dovrebbe essere libero
Inevitabilmente l'esistenza del software solleva la domanda
su come dovrebbero essere prese le decisioni per il suo
utilizzo. Supponiamo ad esempio che una persona in possesso
di una copia di un programma incontra qualcun altro che ne
vorrebbe anch'egli una copia. C'è la possibilità di copiare
quel programma; a chi spetta la decisione se farlo o meno?
Alle persone coinvolte? Oppure ad un altro soggetto,
definito il "proprietario"?
Gli sviluppatori di software tipicamente affrontano simili
questioni sulla base dell'assunto che il criterio per la
risposta sia quello di massimizzare i profitti degli stessi
sviluppatori. Il potere politico dell'imprenditoria ha
portato all'adozione da parte del governo sia di questo
criterio sia della risposta degli sviluppatori. Ovvero, che
esiste il proprietario del programma, tipicamente una
corporation associata con il suo sviluppo.
Vorrei affrontare la medesima domanda sulla base di un
diverso criterio: la prosperità e la libertà del pubblico
in generale.
Questa risposta non può essere decisa dall'attuale
legislazione -- dovrebbe essere la legge a conformarsi
all'etica, non viceversa. Non spetta neppure alle pratiche
correnti decidere su tale questione, pur potendo queste
suggerire possibili risposte. L'unico modo di giudicare è
considerare chi viene aiutato e chi danneggiato dal
riconoscimento dei proprietari del software. In altri
termini, si dovrebbe condurre un'analisi costi-benefici per
conto della società nel suo complesso, prendendo in
considerazione la libertà individuale come pure la
produzione di beni materiali.
Nel presente saggio illustrerò gli effetti dovuti
all'esistenza dei proprietari, dimostrandone i risultati
negativi. La mia conclusione è che i programmatori hanno il
dovere di incoraggiare gli altri a condividere,
ridistribuire, studiare e migliorare il software che
scriviamo: in altri termini, a scrivere software libero
("free software") (1).
(1) Il termine "free" in "free software" si riferisce alla
libertà, non al prezzo ('free' in inglese significa sia
'libero' sia 'gratuito'); il prezzo pagato per la copia di
un programma libero può essere zero, basso oppure
(raramente) piuttosto elevato.
In che modo i proprietari giustificano il proprio potere
Quanti traggono benefici dall'attuale sistema in cui i
programmi sono considerati una proprietà, offrono due
argomenti a sostegno delle proprie tesi a favore di tale
proprietà: l'argomento emotivo e quello economico.
L'argomento emotivo funziona così: "Ci metto il sudore e
l'anima in questo programma. Viene da me, è mio!"
Quest'argomento non richiede una seria refutazione. La
sensazione di attaccamento è qualcosa che i programmatori
possono coltivare quando meglio si adatta loro; non è
inevitabile. Consideriamo, ad esempio, con quanta decisione
gli stessi programmatori siano soliti concedere con una
firma tutti i diritti ad una grande corporation in cambio
di uno stipendio; l'attaccamento emotivo scompare
misteriosamente. All'opposto, consideriamo invece i grandi
artisti e artigiani del Medioevo, che non si curavano
neppure di firmare le proprie opere. Per loro, il nome
dell'artista non era importante. Quello che contava era
portare a compimento quell'opera - e lo scopo cui era
destinata. Questa la visione prevalente per centinaia di
anni.
L'argomento economico funziona così: "Voglio diventare
ricco (generalmente descritto in maniera poco accurata come
'guadagnarsi da vivere'), e se non mi consentite di
diventare ricco con la programmazione, allora smetterò di
scrivere programmi. Tutti gli altri sviluppatori la pensano
come me, per cui nessuno vorrà mai programmare. E allora
rimarrete senza alcun programma!" In genere questa minaccia
viene velata come un amichevole avviso da una saggia fonte.
Più avanti spiegherò perché tale minaccia non è altro che
bluff. Prima vorrei affrontare un assunto implicito che
acquista maggior visibilità in un'altra formulazione
dell'argomento.
Questa formulazione parte mettendo a confronto l'utilità
sociale di un programma proprietario con l'assenza di
programmi, per poi concludere che lo sviluppo di software
proprietario è, nel suo insieme, qualcosa di benefico e
andrebbe incoraggiato. L'errore qui consiste nel
contrapporre soltanto due scenari -- software proprietario
contro niente software -- assumendo l'inesistenza di
ulteriori possibilità.
Considerando un sistema di copyright sul software, lo
sviluppo del software viene solitamente connesso
all'esistenza di un proprietario che ne controlli
l'utilizzo. Fintantoché esisterà questa connessione, siamo
spesso costretti a confrontarci con la scelta tra software
proprietario o niente software. Tuttavia, tale connessione
non è qualcosa di inerente o inevitabile; è una conseguenza
della specifica decisione socio-legale che mettiamo in
discussione: la decisione di avere dei proprietari.
Presentare la scelta come tra software proprietario o
niente software significa travisare la questione.
L'argomento contro l'esistenza di proprietari
La domanda in ballo è, "Lo sviluppo del software dovrebbe
essere connesso con l'esistenza di proprietari cui spetti
limitarne l'utilizzo?"
Onde poter sciogliere il quesito, dobbiamo giudicare gli
effetti sulla società di ciascuna delle due attività
seguenti in maniera indipendente tra loro: l'effetto dello
sviluppo del software (prescindendo dai relativi termini di
distribuzione) e l'effetto derivante dalla limitazione del
suo utilizzo (assumendo che il software sia stato
sviluppato). Se una di queste attività dovesse risultare
giovevole e l'altra dannosa, sarebbe bene lasciar andare
tale connessione e optare soltanto per quella giovevole.
In altri termini, se limitare la distribuzione di un
programma già sviluppato risulta dannoso per la società in
generale, allora lo sviluppatore etico rifiuterà una simile
opzione.
Onde stabilire l'effetto di limitazioni nella condivisione,
occorre paragonare il valore sociale di un programma
ristretto (ovvero, proprietario) con quello dello stesso
programma disponibile a chiunque. Ciò significa mettere a
confronto due mondi possibili.
L'analisi affronta anche il semplice argomento talvolta
contrapposto a questo, secondo cui "il beneficio al vicino
nel fornirgli o fornirle la copia di un programma viene
cancellato dal danno procurato al proprietario". Questo
contro-argomento assume che il danno e il beneficio siano
di proporzioni identiche. L'analisi include un raffronto
fra tali proporzioni, per concludere che il beneficio
risulta di gran lunga maggiore.
Per meglio illustrare l'argomento, applichiamolo ad un
altro ambito: la costruzione di una rete stradale.
Tramite i pedaggi sarebbe possibile finanziare la
costruzione di tutte le strade. Ciò comporterebbe la
presenza di appositi caselli a tutti gli angoli. Un simile
sistema risulterebbe di grande incentivo al miglioramento
della rete stradale. Offrirebbe inoltre il vantaggio di
costringere quanti usano quella specifica strada al
pagamento del relativo pedaggio. Eppure un casello per il
pedaggio rappresenterebbe un'ostruzione artificiale alla
fluidità di guida -- artificiale perché non è una
conseguenza di come funzionano le strade o le autovetture.
Paragonando le strade libere e quelle a pedaggio sulla base
della loro utilità, scopriamo che (tutto il resto essendo
identico) le strade senza caselli richiedono meno denaro
per essere costruite e gestite, sono più sicure e più
efficienti nell'utilizzo (2).
(2) Le questioni relative a inquinamento e congestioni di
traffico non alterano questa conclusione. Nel caso si
volesse rendere più esosa la guida onde scoraggiarla in
generale, è svantaggioso farlo tramite dei caselli a
pedaggio, i quali contribuiscono sia all'inquinamento che
al traffico. Molto meglio ricorrere a una tassa sulla
benzina. Allo stesso modo, la volontà di ottenere maggior
sicurezza limitando la massima velocità consentita non è un
fattore rilevante; una strada ad accesso libero estende la
velocità media evitando fermate e ritardi, all'interno dei
limiti di velocità designati.
In un paese povero molti cittadini sarebbero
impossibilitati a usare le strade a pedaggio. Perciò le
strade senza caselli offrono alla società maggiori benefici
a costi minori; sono da preferire per la società. Di
conseguenza, la società dovrebbe scegliere di reperire i
finanziamenti in un altro modo, non tramite i caselli a
pagamento. L'uso delle strade, una volta costruite,
dovrebbe essere libero.
Quando i sostenitori dei caselli li propongono unicamente
come un modo per raccogliere denaro, distorcono la scelta a
disposizione. È vero che i caselli a pedaggio portano
soldi, ma provocano anche altre conseguenze: in realtà
degradano la strada. Una strada a pedaggio non è così
positiva come una libera; pur offrendo strade in numero
maggiore o tecnicamente superiori, ciò non sarebbe un
miglioramento qualora dovesse comportare la sostituzione
delle strade libere con quelle a pagamento.
Ovviamente la costruzione di una strada libera necessita di
fondi, che in qualche modo il pubblico è chiamato a
sborsare. Tuttavia ciò non implica l'inevitabilità del
pedaggio. Noi che dobbiamo comunque sostenerne le spese,
ricaviamo maggior valore dal nostro denaro acquistando una
strada libera.
Non sto dicendo che una strada a pagamento sia peggiore di
non avere nessuna strada. Ciò sarebbe vero nel caso il
pedaggio fosse talmente elevato da impedirne l'utilizzo
quasi a tutti -- procedura questa improbabile per chi
dovesse riscuotere il pedaggio. Tuttavia, finché i caselli
provocano spreco e inconvenienti significativi, è meglio
raccogliere i fondi necessari in maniera meno limitante.
Applicando la medesima logica allo sviluppo del software,
passerò ora a dimostrare come l'esistenza di "caselli a
pedaggio" per utili programmi risulti assai esosa per la
società: rende i programmi più costosi da realizzare, più
costosi da distribuire, meno soddisfacenti ed efficaci da
usare. Ne consegue che la costruzione dei programmi va
incoraggiata in qualche altro modo. Proseguirò poi
spiegando altri metodi per incoraggiare e (finché sia
realmente necessario) per reperire fondi per lo sviluppo
del software.
Il danno provocato dall'ostruzione del software
Consideriamo per un momento lo scenario in cui un programma
sia stato sviluppato, e ogni pagamento necessario al suo
sviluppo sia stato coperto; ora la società deve scegliere
se renderlo proprietario oppure se garantirne condivisione
e utilizzo liberi. Come assunto, l'esistenza e la
disponibilità del programma sono qualcosa di desiderabile.
(3)
(3) Un particolare programma informatico potrebbe essere
considerato dannoso fino a negarne la disponibilità, come è
accaduto al database per dati personali Lotus Marketplace,
ritirato dal mercato a seguito della disapprovazione del
pubblico. Gran parte di quanto sostengo non si applica a
casi simili, ma ha poco senso affermare la necessità di un
proprietario sulla base del fatto che quest'ultimo potrebbe
limitare la disponibilità del programma. Il proprietario
non lo metterà mai completamente fuori commercio, come si
vorrebbe nel caso di un programma il cui impiego è
considerato distruttivo.
Le restrizioni sulla distribuzione e sulla modifica del
programma non possono facilitarne l'utilizzo. Possono
soltanto interferire. Così l'effetto sarà soltanto
negativo. Ma fino a che punto? E di che tipo?
Questa ostruzione produce tre diversi livelli di danno
materiale:
1. Un minor numero di persone usa il programma.
2. Nessun utente può adattare o aggiustare il programma.
3. Gli altri sviluppatori non possono imparare dal
programma, né usarlo come base per nuovi lavori.
Ciascun livello di danno materiale riflette una forma
concomitante di danno psico-sociale. Ciò si riferisce
all'effetto prodotto dalle decisioni della gente sui
successivi sentimenti, attitudini e predisposizioni. Questi
cambiamenti nel modo di pensare avrà poi un ulteriore
effetto sulle relazioni con i concittadini, e potranno
causare conseguenze materiali.
I tre livelli di danno materiale fanno sprecare parte del
valore che il programma potrebbe offrire, ma non possono
ridurlo a zero. Se provocano lo spreco quasi totale del
valore, allora scrivere il programma danneggia la società
in misura pari allo sforzo necessario per scriverlo. A
ragione, un programma che produce dei guadagni nelle
vendite deve fornire qualche beneficio materiale diretto.
Tuttavia, considerando il concomitante danno psico-sociale,
non esistono limiti al danno causato dallo sviluppo del
software proprietario.
Ostruire l'uso dei programmi
Il primo livello di danno impedisce il semplice utilizzo
del programma. La copia di un programma ha un costo
marginale quasi vicino a zero (e si può pagare tale costo
facendola da soli), così che in un mercato libero avrebbe
un prezzo vicino a zero. Una licenza a pagamento è un
disincentivo significativo nell'uso del programma. Se un
programma molto utile è software proprietario, verrà usato
da un numero alquanto ridotto di persone.
È facile dimostrare che il contributo complessivo di un
programma rispetto alla società risulta ridotto
assegnandogli un proprietario. Ogni utente potenziale del
programma, di fronte alla necessità di dover pagare per
usarlo, potrebbe scegliere di pagare o meno, o anche di
rinunciare a utilizzarlo. Quando un utente sceglie di
pagare, questo è un trasferimento di ricchezza a quota zero
tra due entità. Ma ogni volta che qualcuno decide di
rinunciare all'uso del programma, ciò danneggia
quell'individuo senza giovare a nessuno. La somma di cifre
negative e zeri risulta negativa.
Ma ciò non riduce l'ammontare di lavoro necessario per
sviluppare il programma. Come risultato, viene ridotta
l'efficacia dell'intero processo, ovvero la soddisfazione
dell'utente ottenuta per ogni ora di lavoro.
Ciò riflette una differenza cruciale tra le copie di un
programma e oggetti quali automobili, sedie o panini. Non
esiste una macchina per copiare gli oggetti materiali al di
fuori della fantascienza. Ma i programmi sono facili da
copiare; chiunque è in grado di produrne quante copie ne
vuole con uno sforzo minimo. Ciò non si applica agli
oggetti materiali perché la materia si conserva: ogni nuova
copia dev'essere costruita dal materiale grezzo nella
stessa maniera con cui è stata costruita la prima copia.
Con gli oggetti materiali ha senso creare un disincentivo
al loro impiego, perché l'acquisto di un minor numero di
oggetti significa minor materiale grezzo e minor lavoro per
costruirli. È vero che generalmente esiste anche un costo
iniziale d'ammortamento, un costo di sviluppo, che viene
frazionato lungo la fase di produzione. Ma finché il costo
marginale della produzione è significativo, l'aggiunta di
una quota del costo di sviluppo non provoca una differenza
qualitativa. E non richiede restrizioni sulla libertà dei
comuni utenti.
Tuttavia l'imposizione di un prezzo su qualcosa che
altrimenti sarebbe libera rappresenta un cambiamento
qualitativo. Una tariffa sulla distribuzione del software,
imposta a livello centralizzato, diventa un potente
disincentivo.
Inoltre, la produzione centrale come viene praticata oggi è
inefficace perfino in quanto mezzo per diffondere copie del
software. Questo sistema prevede la chiusura di dischi o
nastri materiali all'interno di pacchetti inutili, la loro
spedizione in gran quantità intorno al mondo, e il loro
immagazzinamento per la vendita. Questo costo viene
presentato come una spesa di tale attività commerciale; in
realtà, è parte dello spreco causato dall'esistenza dei
proprietari.
Danneggiare la coesione sociale
Supponiamo che una persona e il proprio vicino considerino
utile l'impiego di un certo programma. Con attenzione etica
per il vicino, ci si dovrebbe rendere conto che un'adeguata
gestione della situazione consentirà a entrambi di
utilizzarlo. La proposta di consentire l'uso del programma
soltanto a uno dei due, impedendolo all'altro, è divisoria;
entrambi la considererebbero inaccettabile.
Firmare un tipico contratto per la licenza del software
significa tradire il vicino: "Prometto di privare il mio
vicino di questo programma in modo che possa averne una
copia tutta per me". Quanti optano per simili scelte
subiscono una pressione psicologica interna per
giustificarle, diminuendo l'importanza di aiutare il vicino
-- in tal modo, lo spirito pubblico ne soffre. Questo è il
danno psicologico associato con quello materiale di
scoraggiare l'uso del programma.
Molti utenti riconoscono inconsciamente l'errore nel
rifiuto a condividere, così decidono di ignorare licenze e
leggi, e condividere comunque il programma. Ma spesso si
sentono in colpa per averlo fatto. Sanno che devono
infrangere la legge onde poter essere dei buoni vicini, ma
rispettano ancora l'autorità giuridica, e concludono che il
fatto di essere dei buoni vicini (come sono in effetti) è
qualcosa di male o di cui vergognarsi. Anche questo è un
tipo di danno psicologico, che però si può evitare
decidendo che tali licenze e leggi non posseggono alcuna
forza morale.
Anche i programmatori subiscono il danno psicologico di
sapere che a numerosi utenti non verrà consentito di
utilizzare il proprio lavoro. Ciò porta a un'attitudine di
cinismo o diniego. Uno sviluppatore potrà descrivere in
maniera entusiasta un lavoro che considera tecnicamente
eccitante; poi quando gli si chiede, "Mi sarà permesso di
usarlo?", impallidisce e ammette che la risposta è no. Per
evitare di sentirsi scoraggiato, la maggior parte delle
volte finisce per ignorare questo fatto oppure adotta un
atteggiamento di cinica distanza mirato a minimizzarne
l'importanza.
Fin dal periodo di Reagan (4), la maggiore scarsità degli
Stati Uniti non riguarda l'innovazione tecnica, ma
piuttosto la volontà di lavorare insieme per il bene
pubblico. Non ha alcun senso incoraggiare la prima a spese
del secondo.
(4) Ronald Reagan, il 40. Presidente degli Stati Uniti, è
famoso per aver tagliato numerosi programmi sociali. A lui
si deve inoltre la creazione di una politica economica,
definita "trickle down economics" (economia che sgocciola),
considerata da molti un fallimento.
Ostruire gli adattamenti personalizzati di programmi
Il secondo livello di danno materiale è l'impossibilità di
adattare i programmi. La facilità di modificare il software
è uno dei suoi grandi vantaggi rispetto alle vecchie
tecnologie. Ma la gran parte del software disponibile in
ambito commerciale non può essere modificato, neppure dopo
averlo acquistato. È disponibile a scatola chiusa, prendere
o lasciare, tutto qui.
Un programma che è possibile far girare è composto da una
serie di numeri dall'oscuro significato. Nessuno, neanche
un buon programmatore, è in grado di modificare facilmente
tali numeri onde rendere il programma diverso in qualche
modo.
Normalmente gli sviluppatori lavorano con il "codice
sorgente" di un programma, che è scritto in un linguaggio
di programmazione tipo Fortran o C. Ricorre a dei nomi per
indicare i dati usati e le parti di un programma, e
rappresenta le operazioni con simboli quali + per le
addizioni e - per le sottrazioni. È progettato per aiutare
gli sviluppatori a leggere e modificare il programma. Ecco
un esempio; un programma per calcolare la distanza tra due
punti su un piano: (5)
float
distance (p0, p1)
struct point p0, p1;
{
float xdist = p1.x - p0.x;
float ydist = p1.y - p0.y;
return sqrt (xdist * xdist + ydist * ydist);
}
Ecco lo stesso programma in formato eseguibile (6), sul
computer che uso normalmente:
1314258944 -232267772 -231844864 1634862
1411907592 -231844736 2159150 1420296208
-234880989 -234879837 -234879966 -232295424
1644167167 -3214848 1090581031 1962942495
572518958 -803143692 1314803317
(5) Non è importante capire in che modo operi il codice
sorgente; quel che è importante è notare che tale codice
sorgente viene scritto ad un livello di astrazione
piuttosto comprensibile.
(6) Si noti l'incomprensibilità del codice eseguibile; è
chiaramente più difficile capirne qualcosa rispetto al
codice sorgente di cui sopra.
Il codice sorgente è utile (almeno potenzialmente) per
chiunque usi un programma. Ma alla maggioranza degli utenti
non è concesso avere copie di tale codice. Normalmente il
codice sorgente di un programma proprietario viene tenuto
segreto dal proprietario, prevenendo chiunque altro
dall'impararne qualcosa. Gli utenti ricevono unicamente i
file di numeri incomprensibili che il computer eseguirà.
Ciò significa che soltanto il proprietario di un programma
può modificarlo.
Una volta un'amica mi raccontò di aver lavorato come
programmatore in una banca per circa sei mesi, scrivendo un
programma simile a qualcosa di commercialmente disponibile.
Se avesse potuto avere il codice sorgente di quel programma
commerciale, avrebbe potuto facilmente adattarlo alle
necessità del caso. La banca era disposta a pagare per
questo, ma non le venne concesso -- il codice sorgente era
un segreto. Così fu costretta a lavorare in tal modo per
sei mesi, lavoro che fa parte del prodotto nazionale lordo
ma che in realtà fu uno spreco.
Intorno al 1977 il laboratorio di intelligenza artificiale
del MIT ricevette in regalo una stampante grafica dalla
Xerox. Era gestita da un software libero a cui aggiungemmo
parecchie funzioni utili. Ad esempio, il software avrebbe
notificato l'utente non appena finito il lavoro di stampa.
In caso di problemi, come l'inceppamento dei fogli o la
mancanza di carta, il software ne avrebbe informato tutti
gli utenti che avevano in corso una stampa. Queste funzioni
facilitavano il corso delle operazioni.
Più tardi la Xerox diede al laboratorio una stampante più
nuova e veloce, una delle prime stampanti laser. Veniva
gestita da un software proprietario che girava su un
apposito computer dedicato, in modo che non potemmo
aggiungere alcuna delle nostre opzioni favorite. Riuscimmo
a sistemare l'invio di una notifica quando la stampa veniva
inviata al computer dedicato, ma non quando avveniva
effettivamente la stampa (e generalmente il ritardo era
considerevole). Non c'era alcun modo di sapere quando il
lavoro veniva realmente stampato, si poteva solo
indovinare. E nessuno veniva informato nel caso di fogli
incastrati, così spesso la stampante finiva fuori uso per
un'ora.
Il sistema di programmatori del laboratorio di intelligenza
artificiale era in grado di sistemare simili problemi,
probabilmente tanto quanto gli autori originari del
programma. Ma la Xerox non aveva alcun interesse a
risolverli, e scelse di impedircelo, di modo da
costringerci ad accettare tali problemi. Non vennero mai
risolti.
Molti buoni programmatori hanno sperimentato una simile
frustrazione. La banca poteva permettersi di risolvere il
problema scrivendo un nuovo programma da zero, ma un comune
utente, a prescindere dalle proprie capacità, può soltanto
rinunciare.
La rinuncia provoca un danno psico-sociale -- allo spirito
della fiducia in se stessi. È demoralizzante vivere in una
casa che non si può riarrangiare secondo i propri bisogni.
Porta a rassegnazione e scoraggiamento, che finiscono per
colpire altri aspetti della vita di una persona. Chi si
trova in simili circostanze diventa infelice e non fa un
buon lavoro.
Immaginiamo come sarebbe qualora le ricette venissero
trattate alla stregua del software. Qualcuno potrebbe dire,
"Come faccio a modificare questa ricetta per toglierci il
sale?" e il grande cuoco risponderebbe, "Come osi insultare
la mia ricetta, il prodotto del mio cervello e del mio
palato, cercando di interferire? Non possiedi il giudizio
necessario per poterla modificare e farla funzionare bene!"
"Ma il dottore mi ha detto di non mangiare cibi salati!"
"Sarò contento di farlo. La mia tariffa è di appena 50.000
dollari". (Dato che il proprietario ha il monopolio sulle
modifiche, la tariffa tende ad essere elevata). "Però
adesso non ho tempo. Sono occupato con una commissione per
il progetto di una nuova ricetta di biscotti per le navi
con il Ministero della Marina. Potrò occuparmi di te fra un
paio d'anni."
Ostruire lo sviluppo del software
Il terzo livello di danno materiale colpisce lo sviluppo
del software. Solitamente questo era un processo evolutivo,
in cui una persona ne riscriveva delle parti per una nuova
funzione, e poi qualcun altro ne avrebbe riscritto altre
parti per aggiungere un'altra funzione; in alcuni casi, ciò
andava avanti per un periodo di vent'anni. Nel frattempo,
parti del programma sarebbero state "cannibalizzate" per
dar forma alla nascita di ulteriori programmi.
L'esistenza di proprietari impedisce un'evoluzione di
questo tipo, rendendo necessario partire da zero nello
sviluppo di un programma. Impedisce altresì a nuovi
praticanti di studiare i programmi esistenti onde imparare
tecniche utili o anche la struttura di programmi di ampie
dimensioni.
I proprietari ostruiscono anche l'educazione. Ho incontrato
brillanti studenti d'informatica che non avevano mai visto
il codice sorgente di un programma di ampie dimensioni.
Possono essere bravi a scrivere piccoli programmi, ma non
potranno acquisire le diverse capacità necessarie per
scriverne di grandi se non possono vedere come hanno fatto
gli altri.
In ogni ambito intellettuale, è possibile raggiungere
altezze maggiori stando sulle spalle di chi ci ha
preceduti. Ma in genere ciò non è più consentito nel campo
del software -- si può stare soltanto sulle spalle dei
colleghi della propria azienda.
Il danno psico-sociale associato colpisce lo spirito della
cooperazione scientifica, solitamente così solido tra i
ricercatori al punto che questi collaboravano anche quando
i rispettivi paesi erano in guerra tra loro. Sulla base di
questo spirito, gli oceanografici giapponesi abbandonati in
un laboratorio su un'isola del Pacifico conservarono con
attenzione il lavoro svolto per i Marine statunitensi in
arrivo, lasciando una nota per chiedere loro di prendersene
cura.
I conflitti per denaro hanno distrutto quello che si era
salvato nei conflitti internazionali. Oggigiorno i
ricercatori di molte discipline non pubblicano dati
sufficienti nelle proprie ricerche onde consentire agli
altri di replicare quegli esperimenti. Pubblicano soltanto
quanto basta per fare in modo che i lettori possano
meravigliarsi di quanto siano riusciti a ottenere. Ciò è
sicuramente vero per l'informatica, dove il codice sorgente
dei programmi su cui si scrive è generalmente segreto.
Non importa come si limiti la condivisione
Ho discusso finora gli effetti di prevenire la gente
dall'attività di copia, modifica e costruzione su un
programma. Non ho specificato il modo in cui questa
ostruzione viene portata avanti, perché ciò non ne
influenza la conclusione. Sia che ciò venga imposto tramite
il divieto di copia, o il diritto d'autore, o le licenze, o
la crittazione, o le schede ROM, o i numeri serali
sull'hardware, se riesce a impedirne l'utilizzo, allora
procura dei danni.
Gli utenti considerano comunque alcuni di questi metodi più
sgradevoli di altri. Io suggerirei che i metodi più odiosi
sono quelli che raggiungono lo scopo prefissosi.
Il software dovrebbe essere libero
Fin qui ho illustrato il modo in cui la proprietà di un
programma -- il potere di limitarne la modifica o la copia
-- sia d'intralcio. I suoi effetti negativi sono diffusi e
importanti. Ne consegue che la società non dovrebbe avere
proprietari per i programmi.
Un altro modo di comprenderlo è che ciò di cui abbisogna la
società è il software libero, e il software proprietario ne
è un sostituto insoddisfacente. Incoraggiare i sostituti
non è un modo razionale di ottenere ciò di cui
abbisogniamo.
Vaclav Havel ci ha messo sull'avviso dicendo, "Lavorare per
qualcosa perché è bene, non soltanto perché si ha
possibilità di riuscire". L'attività di realizzare software
proprietario contiene possibilità di riuscita in termini
ristretti, ma non è un bene per la società.
Perché si sviluppa il software
Se eliminiamo il copyright come mezzo per incoraggiare la
gente a sviluppare software, all'inizio se ne svilupperà di
meno, ma tale software risulterà maggiormente utile. Non è
chiaro se la soddisfazione generale degli utenti sarà
minore; ma se così fosse, oppure se volessimo incrementarla
comunque, esistono altri modi per incoraggiare lo sviluppo,
proprio come esistono altri modi oltre i caselli a pedaggio
per raccogliere denaro per la costruzione di strade. Prima
di illustrare le modalità con cui ciò può esser fatto,
vorrei affrontare la questione di quanto incoraggiamento
artificiale sia davvero necessario.
Programmare è divertente
Ci sono alcuni tipi di lavori che pochi accetterebbero se
non per denaro; la costruzione di strade, ad esempio.
Esistono altri campi di studio e arte in cui esistono
scarse possibilità di diventare ricchi, ma che la gente
sceglie per il loro fascino o per il presunto valore agli
occhi della società. Gli esempi includono la logica
matematica, la musica classica, l'archeologia e l'attivismo
politico organizzato tra i lavoratori. La gente compete,
più tristemente che amaramente, per le poche posizioni
pagate disponibili, nessuna delle quali è remunerata
granché. Qualcuno è perfino disposto a pagare di tasca
propria pur di lavorare in quel campo, se può
permetterselo.
Un certo settore può trasformarsi nel giro di una notte se
inizia ad offrire la possibilità di diventare ricchi.
Quando un lavoratore diventa ricco, altri chiedono la
medesima opportunità. Presto tutti potrebbero volere
ingenti somme di denaro per fare quel che erano soliti fare
per il piacere. Trascorsi un altro paio d'anni, chiunque
coinvolto in quel campo deriderà l'idea che si debba
lavorare in quel settore senza grossi ricavi economici.
Spiegheranno ai pianificatori sociali che è possibile
assicurare tali ricavi, assegnando privilegi sociali,
poteri e monopoli man mano che si renderà necessario.
Questo il cambiamento avvenuto nel campo della
programmazione informatica durante lo scorso decennio.
Quindici anni fa (7) giravano articoli sulla
"computer-dipendenza": gli utenti erano "on-line" tutto il
tempo e avevano vizi da cento a dollari a settimana. In
genere si accettava il fatto che la gente amava a tal punto
la programmazione da rompere non di rado il proprio
matrimonio. Oggi, in genere si accetta che nessuno farebbe
il programmatore se non in cambio di un lauto stipendio. La
gente ha dimenticato come stavano le cose quindici anni fa.
(7) Quindici anni prima della stesura di quest'articolo
correva l'anno 1977.
Anche se fosse vero che ad un certo punto la maggior parte
della gente lavorerà in un certo campo soltanto per un
lauto stipendio, lo scenario non deve necessariamente
rimanere tale. La dinamica del cambiamento può girare
all'inverso, qualora la società fornisca l'impeto adatto.
Se eliminiamo la possibilità di grandi ricchezze, allora
dopo qualche tempo, una volta risistemate le attitudini
personali, la gente sarà nuovamente ansiosa di lavorare in
quel campo per la gioia di riuscire.
La domanda "Come fare a pagare i programmatori?" trova
facile risposta una volta compreso che non si tratta di
pagarli una fortuna. Il semplice guadagnarsi da vivere è
più facile da mettere insieme.
Finanziare il software libero
Le istituzioni che pagano i programmatori non devono essere
i produttori di software. Esistono già parecchie altre
istituzioni in grado di farlo.
I produttori di hardware considerano essenziale sostenere
lo sviluppo del software pur non potendone controllare
l'utilizzo. Nel 1970 gran parte del loro software era
libero perché non si curavano di porre limitazioni. Oggi la
crescente volontà di aderire a dei consorzi dimostra che
hanno compreso come possedere il software non è una cosa
veramente importante per loro.
Le università svolgono numerosi progetti di programmazione.
Oggi spesso ne rivendono i risultati, ma non così negli
anni '70. Esiste forse alcun dubbio che le università
svilupperebbero software libero qualora non fosse loro
consentito di vendere il software? Questi progetti
potrebbero essere finanziati dagli stessi contratti e borse
di studio governativi che attualmente finanziano lo
sviluppo di software proprietario.
Oggi è comune per i ricercatori universitari ottenere borse
di studio per lo sviluppo di un sistema, realizzarlo fino
quasi al punto finale e definirlo "completato", per poi
lanciare delle aziende in cui portano davvero a compimento
il progetto e lo rendono usabile. Talvolta dichiarano
"libera" la versione non finita; se sono corrotti fino in
fondo, ottengono invece una licenza esclusiva
dall'università. Ciò non è certo un segreto, viene ammesso
apertamente da ogni soggetto coinvolto. Eppure se i
ricercatori non fossero esposti alla tentazione di
comportarsi in questo modo, proseguirebbero tuttora le
proprie ricerche.
Gli sviluppatori che scrivono software libero possono
guadagnarsi da vivere vendendo servizi connessi al
software. Io sono stato assunto per portare il compiler GNU
C su un nuovo hardware, e per realizzare le estensioni
dell'interfaccia-utente per GNU Emacs. (Offrirò queste
migliorie al pubblico una volta completate). Insegno anche
dei corsi per cui vengo pagato.
Non sono il solo a lavorare in tal modo; oggi esiste una
corporation di successo e in crescita che fa soltanto
questi tipi di lavori. Anche diverse altre aziende offrono
supporto commerciale per il software libero del sistema
GNU. Questo è l'inizio dell'industria a sostegno del
software indipendente -- un'industria che potrebbe
raggiungere dimensioni piuttosto ampie se il software
libero diventasse prevalente. Ciò offre agli utenti
un'opzione generalmente non disponibile per il software
proprietario, eccetto a chi è molto ricco.
Nuove (8) istituzioni quali la Free Software Foundation
possono altresì sostenere i programmatori.
(8) Quest'articolo è stato scritto il 24 aprile 1992.
Gran parte dei finanziamenti della Foundation arrivano
dagli acquirenti di dischi e nastri tramite posta. Il
software sui nastri è libero, il che significa che ogni
utente ha libertà di copiarlo e modificarlo, ma in ogni
caso molti pagano per averne delle copie. (Ricordiamoci che
"free software" si riferisce alla libertà, non al prezzo).
Alcuni utenti già in possesso di una copia, ordinano i
nastri come modo per offrire l'obolo che secondo loro noi
meritiamo. La Foundation riceve inoltre donazioni di una
certa ampiezza dai produttori di computer.
La Free Software Foundation è un ente senza fini di lucro,
e i ricavi vengono spesi per ingaggiare quanti più
programmatori possibile. Se fosse stata impostata come
attività commerciale, distribuendo al pubblico lo stesso
software libero per la medesima cifra odierna, fornirebbe
un'ottima fonte di sostentamento al suo fondatore.
Essendo la Foundation un ente senza fini di lucro, spesso i
programmatori vi lavorano per metà della cifra che
potrebbero chiedere altrove. Lo fanno perché siamo liberi
dalla burocrazia, e perché sono soddisfatti nel sapere che
il loro lavoro non subirà ostruzioni nell'utilizzo. Ma
soprattutto lo fanno perché programmare è divertente. In
aggiunta, dei volontari non pagati hanno scritto per noi
molti programmi utili. (Abbiamo perfino scrittori tecnici
volontari).
Ciò conferma come la programmazione sia tra i campi più
affascinanti di tutti, insieme alla musica e all'arte. Non
dobbiamo temere che non ci sarà gente che vorrà
programmare.
Cosa devono gli utenti agli sviluppatori?
C'è una buona ragione per chi usa il software di sentirsi
moralmente obbligati a contribuire al suo sostegno. Gli
sviluppatori di software libero contribuiscono alle
attività degli utenti, e oltre che giusto è nell'interesse
a lungo termine degli stessi utenti dare loro i
finanziamenti per continuare.
Ciò tuttavia non si applica a chi sviluppa software
proprietario, perché l'ostruzionismo merita una punizione
anziché una ricompensa.
Eccoci così di fronte a un paradosso: chi sviluppa software
utile ha diritto al sostegno degli utenti, ma qualsiasi
tentativo di trasformare quest'obbligo morale in un
requisito distrugge le basi stesse di tale obbligo. Uno
sviluppatore può meritare o richiedere una ricompensa, ma
non entrambe le cose.
Credo che di fronte a tale paradosso uno sviluppatore
dotato di senso etico deve fare in modo di meritare la
ricompensa, ma dovrebbe anche stimolare gli utenti alle
donazioni volontarie. Alla fin fine gli utenti impareranno
a sostenere gli sviluppatori senza costrizione, così come
hanno imparato a sostenere le stazioni radio e televisive
pubbliche.
Cos'è la produttività del software?
Se il software fosse libero, esisterebbero ancora i
programmatori, ma forse in numero minore. Ciò sarebbe un
male per la società?
Non necessariamente. Oggi le nazioni avanzate hanno meno
agricoltori che nel 1900, ma non lo consideriamo un male
per la società, visto che un numero minore offre ai
consumatori una quantità maggiore di cibo. Ciò viene
definito miglioramento produttivo. Il software libero
richiederebbe un numero assai minore di programmatori per
soddisfare la domanda, per via dell'accresciuta
produttività del software a tutti i livelli:
- Utilizzo più ampio di ciascun programma sviluppato.
- Capacità di adattare i programmi esistenti per la
personalizzazione, invece di partire da zero.
- Migliore educazione dei programmatori.
- L'eliminazione dei doppioni nei progetti di sviluppo.
Quanti si oppongono alla cooperazione sostenendo che
provocherebbe l'assunzione di un numero minore di
programmatori vanno in realtà opponendosi alla maggiore
produttività. Eppure costoro generalmente accettano la
credenza comune secondo cui l'industria del software
necessiti un incremento produttivo. Come mai? (9)
(9) Secondo Eric Raymond, il 95% dei posti di lavoro
dell'industria del software riguarda la produzione di
software personalizzato, nient'affatto previsto per la
pubblicazione. Ne consegue che pur assumendo lo scenario
teorico peggiore, ovvero che non esisteranno posti di
lavoro per lo sviluppo di software libero (e già sappiamo
che ne esistono alcuni), il passaggio al software libero
potrà avere uno scarso effetto sul numero totale di posti
di lavoro per il software. Esiste una gran quantità di
spazio per chi voglia scrivere software personalizzato e
sviluppare software libero quando avanza tempo. Non esiste
alcun modo per sapere se la piena conversione al software
libero porterebbe all'aumento o alla diminuzione del numero
di posti di lavoro nel campo del software.
La "produttività del software" può avere due significati
diversi: la produzione complessiva dell'intero settore di
sviluppo del software oppure la produttività di progetti
individuali. La produttività complessiva è quel che la
società vorrebbe migliorare, e la maniera più diretta per
farlo è eliminare gli ostacoli artificiali alla
cooperazione che riducono tale produttività. Ma i
ricercatori che studiano il campo della "produttività del
software" si concentrano unicamente sul secondo, limitato,
significato del termine, dove il miglioramento richiede
difficili avanzamenti tecnologici.
La competizione è inevitabile?
È inevitabile che si cerchi di competere, di sorpassare i
propri rivali nella società? Forse lo è. Ma la competizione
in se stessa non è dannosa; la cosa dannosa è il
combattimento.
Esistono molti modi di competere. La competizione può
consistere nel cercare di raggiungere sempre di più, di
superare quel che hanno fatto gli altri. Ad esempio, in
passato c'era competizione tra i maghi della programmazione
-- competizione per chi riusciva a far fare al computer le
cose più incredibili, o per chi riusciva a creare il
programma più breve o più veloce per un particolare
compito. Questo tipo di competizione può giovare a
chiunque, fintantoché si mantiene lo spirito della buona
lealtà sportiva.
La competizione costruttiva è sufficientemente competitiva
da spingerci a fare grandi sforzi. Un certo numero di
persone stanno gareggiando per essere i primi ad aver
visitato tutti i paesi sulla terra; qualcuno spende anche
una fortuna nel tentativo di riuscirci. Ma non cercano di
corrompere i capitani delle navi perché abbandonino i
rivali su un isola deserta. Sono contenti di lasciar
vincere la persona più in gamba.
La competizione diventa lotta quando coloro che gareggiano
iniziano a bloccarsi a vicenda invece di pensare al proprio
avanzamento -- quando "lasciar vincere la persona più in
gamba" si trasforma in "lascia vincere me stesso, più in
gamba o meno che sia". Il software proprietario è dannoso,
non perché sia una forma di competizione, ma perché è una
forma di combattimento tra i cittadini della società.
Nell'imprenditoria competizione non significa
necessariamente lotta. Ad esempio, quando due negozi di
alimentari sono in competizione, i loro sforzi si
concentrano sul miglioramento delle proprie operazioni, non
sul sabotaggio del rivale. Ma ciò non dimostra un
particolare attaccamento all'etica commerciale; piuttosto,
ha poco senso combattere in questo tipo di attività senza
ricorrere alla violenza fisica. Non tutti i settori
imprenditoriali condividono questa caratteristica. Tenere
segrete informazioni che potrebbero aiutare tutti ad
avanzare è una forma di combattimento.
L'ideologia commerciale non prepara la gente a resistere
alla tentazione di lottare come forma di competizione.
Alcuni tipi di combattimento sono stati vietati con
legislazioni anti-monopolio, leggi sulla veridicità della
pubblicità, e così via, ma anziché generalizzare ciò in un
principio di rifiuto della lotta in generale, i dirigenti
hanno inventato altre forme di combattimento che non sono
specificamente proibite. Le risorse della società vengono
sperperate nell'equivalente economico di una guerra civile
tra fazioni.
"Perché non te ne vai in Russia?"
Negli Stati Uniti chiunque sostenga qualsiasi posizione
diversa dalla forma più estrema di laissez-faire egoistico
ha sentito spesso quest'accusa. Viene ad esempio usata
contro i sostenitori di un sistema nazionale d'assistenza
sanitaria, come ne esistono in tutte le altre nazioni
industrializzate del mondo libero. Viene usata contro i
sostenitori del sostegno pubblico alle arti, anch'esso
universale nei paesi avanzati. In America l'idea che i
cittadini abbiano qualche obbligo nei confronti del bene
pubblico viene identificata con il comunismo. Ma si tratta
davvero di idee similari?
Il comunismo per come fu praticato nell'Unione Sovietica
era un sistema di controllo centralizzato dove tutta
l'attività era irreggimentata, apparentemente per il bene
comune, ma in realtà a vantaggio dei membri del partito
comunista. E dove i dispositivi per la copia erano
sorvegliati da vicino onde evitare la copia illegale.
Il sistema americano del diritto d'autore sul software
impone il controllo centralizzato sulla distribuzione di un
programma, e i dispositivi per la copia sono sorvegliati
tramite sistemi anti-copia automatici onde evitare la copia
illegale.
All'opposto, il mio lavoro punta alla costruzione di un
sistema in cui la gente sia libera di decidere sulle
proprie azioni; in particolare, libera di aiutare i vicini,
e libera di alterare e migliorare gli strumenti che usano
nella vita quotidiana. Un sistema basato sulla cooperazione
volontaria e sulla decentralizzazione.
Perciò, se dovessimo giudicare le posizioni sulla
somiglianza al comunismo russo, sarebbero i proprietari di
software a essere comunisti.
La questione delle premesse
In questo saggio parto dalla premessa che l'utente di
software non sia meno importante di un autore, o anche del
datore di lavoro di un autore. In altri termini, gli
interessi e le necessità di tutti costoro hanno un uguale
peso quando si tratta di decidere il miglior corso
d'azione. Questa premessa non è accettata a livello
universale. Molti sostengono come il datore di lavoro di un
autore sia essenzialmente più importante di chiunque altro.
Si dice, ad esempio, che lo scopo nell'avere proprietari di
software è quello di dare al datore di lavoro di un autore
il vantaggio che merita -- prescindendo dal modo in cui ciò
possa influenzare il pubblico.
È inutile cercare di convalidare o confutare tali premesse.
Ogni prova si basa su premesse condivise. Perciò gran parte
di quanto vado sostenendo è indirizzato soltanto a quanti
condividono le premesse che uso, o almeno a quanti sono
interessati a vederne le conseguenze. Per quanti ritengono
che i proprietari siano più importanti di chiunque altro,
questo saggio è semplicemente irrilevante.
Ma perché un gran numero di americani dovrebbe accettare
una premessa che eleva l'importanza di alcuni individui su
chiunque altro? In parte perché ci si basa sulla credenza
che tale premessa faccia parte della tradizione legale
della società americana. Per qualcuno, dubitare della
premessa significa mettere in discussione le basi stesse
della società.
È importante informare costoro che tale premessa non è
parte della nostra tradizione legale. Né lo è mai stata.
Ovvero, la Costituzione dice che lo scopo del copyright è
quello di "promuovere il progresso della scienza e delle
arti utili". La Corte Suprema ha elaborato su quest'idea,
affermando nella causa Fox Film vs. Doyal che "l'unico
interesse degli Stati Uniti e l'oggetto primario nel
conferire il monopolio [del copyright] risiede nei benefici
generali derivanti al pubblico dal lavoro degli autori".
Non siamo obbligati a essere d'accordo con la Costituzione
o con la Corte Suprema. (A un certo punto, entrambi
perdonarono la schiavitù). Le loro posizioni non condannano
la premessa sulla supremazia del proprietario. Spero però
che la consapevolezza per cui ciò sia un assunto della
destra radicale, piuttosto che un fatto tradizionalmente
riconosciuto, perderà il proprio fascino.
Conclusione
Ci piace pensare che la società incoraggi l'aiuto al
vicino; ma ogni volta che ricompensiamo qualcuno perché fa
ostruzione, o li ammiriamo per la ricchezza accumulata in
tal modo, stiamo inviando il messaggio opposto.
L'accumulazione del software è una forma della nostra
volontà generale di non considerare il benessere della
società a favore del profitto personale. Possiamo notare
questa mancanza di considerazione da Ronald Reagan a Jim
Bakker (10), da Ivan Boesky (11) a Exxon (12), dalle banche
fallite alle scuole fallite. Possiamo misurarla con la
quantità di gente senza casa e di popolazione carceraria.
Lo spirito antisociale si nutre da solo, perché più ci
rendiamo conto che gli altri non ci aiuteranno, più sembra
futile aiutarli. Così la società si trasforma in una
giungla.
Se non vogliamo vivere in una giungla, dobbiamo modificare
il nostro atteggiamento. Dobbiamo iniziare a veicolare il
messaggio che un buon cittadino è quello che coopera quando
appropriato, non quello che è bravo a prendere dagli altri.
Spero che il movimento del software libero possa offrire
dei contributi in tal senso: almeno in un campo,
sostituiremo la giungla con un sistema più efficace che
incoraggi e giri sulla cooperazione volontaria.
(10) Negli anni '80 Jim Bakker raccolse milioni di dollari
in televisione per i suoi gruppi religiosi Heritage USA,
PTL e Inspirational Network. Venne condannato a 45 anni di
carcere per frode via posta e banca per le campagne di
raccolta fondi a favore di PTL.
(11) Ivan Boesky fu mandato in prigione e multato per 100
milioni di dollari per trading scorretto negli anni '80.
Divenne famoso per aver detto una volta, "L'avarizia è un
bene. Voglio farvi sapere che ritengo salutare l'avarizia.
Potete essere avari e sentirvi comunque in pace con voi
stessi".
(12) Negli anni '80 la Exxon Valdez provocò la più vasta
fuoriuscita di petrolio al mondo al largo delle coste
dell'Alaska, causando danni immensi. Finora le multe e le
operazioni di pulizia gli sono costate oltre un miliardo di
dollari.
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Originalmente scritto nel 1992, questa versione fa parte
del libro Free Software, Free Society: The Selected Essays
of Richard M. Stallman, GNU Press, 2002.
La copia letterale e la distribuzione di questo testo nella
sua integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, a
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